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Fotografia naturalistica di Giorgio Perbellini
Cambiare lavoro…
Oh, lo farei sì! Non che il lavoro che faccio adesso non mi piaccia… anzi, sto sperando che si risolva finalmente la questione del contratto perché mi piacerebbe poter proseguire in un ambiente che conosco, che ho contribuito a sviluppare e dove bene o male ho una certa posizione. Ci sono però momenti in cui penso che questo non sia il lavoro per me e vorrei cambiare.
Pentimenti ne ho tanti. E un po’ di sfiga… beh, quella ci vede sempre bene. Avevo infatti pensato di fare l’insegnante di sostegno che come lavoro sarebbe stato ben più appagante; avevo anche passato i test di ingresso per un corso di 2 anni all’Università di Bolzano, ma poi sono stato scartato perché non avevo tutti i requisiti richiesti: mi mancavano 3 mesi di insegnamento, ma doveva essere una commissione a valutare la mia documentazione sostituiva, non la segreteria…
Ora se ripenso a quello che avrei potuto, che avrei DOVUTO fare, mi sento stupido a non essermi iscritto a qualche facoltà universitaria come Scienze forestali o Scienze naturali. Non l’ho fatto perché alle superiori ho perso 2 anni (una volta perché ho cambiato scuola, una volta per l’incidente che ho avuto nel 1998) ed arrivato a 20 anni pensavo fosse il momento di cominciare a lavorare per costruire il futuro insieme a Jenny… Forse è stata una scelta giusta, ma forse ora sarei più soddisfatto della mia vita.
Cosa mi piacerebbe fare? Di preciso non lo so. Lavorare all’aria aperta e non sempre davanti ad un computer. Lavorare insieme agli animali oppure per valorizzare l’ambiente. Come non lo so…
Ci sono una marea di “professioni” che vengono svolte a titolo di volontariato. Sarebbe bello se quello che si fa per volontariato potesse diventare un lavoro. C’è un canile a Naturno che si trova in grosse difficoltà; c’era un articolo ieri sul giornale dove si parlava di 280.000 Euro di debiti. In questo canile ci lavorano 2 dipendenti aiutati da 8 volontari. Non mi dispiacerebbe fare del volontariato in tal senso, tanto che l’annuncio per la ricerca di volontari è qui sulla mia scrivania da un paio di settimane… sto pensando se telefonare o no. Sarebbe volontariato, ma di certo appagante. Se potesse essere un lavoro lo farei subito!
Non so proprio… potrei scrivere una lettera a tutti i veterinari di zona per sapere se hanno bisogno di personale, potrei scrivere… boh… a chi cavolo potrei scrivere? Quali sono le professioni utili? Tutto ciò che riguarda l’ambiente è gestito a livello di Provincia Autonoma di Bolzano. Ergo senza patentino di bilinguismo (che non ho) non faccio niente. Alternative??
Sigh…
Rassegna stampa: Alto Adige del 12/05/2006
Credo non mi fosse mai capitato di essere sul giornale senza essere l’autore dell’articolo. In passato ho fatto parte per breve tempo della redazione de “Il Mattino” (poi, fortunatamente, ho trovato un lavoro semiserio) e diverse volte ho mandato lettere per esprimere la mia opinione su vari argomenti. Ma è la prima volta che il mio nome è fra quello dei protagonisti di un articolo! :clap:
Fotoclub Immagine
scatti in movimento
MERANO. Stasera e domani, alle 20.30 presso la Sala civica, appuntamento con la fotografia organizzato dal fotoclub “Immagine” della nostra città. All’insegna del “Digital Slide Show”, anziché la tradizionale mostra fotografica, si darà vita, così come indica il titolo, ad una serie di proiezioni in dissolvenza incrociata. Il programma allestito dai soci del club fotografico guidato da Franco Ferrari s’annuncia particolarmente interessante e creativo poiché le fotografie potranno avere svariate transizioni e movimenti con l’accompagnamento di musiche appropriate. Ogni autore si è espresso nel campo a lui più congeniale dal paesaggio alla figura, dalle riprese di backstage alla ricerca vera e propria, come si vedrà nelle immagini di Mario Saiani in un insieme di corpi femminili, galassie e costellazioni dell’universo, oppure in quelle di Franco Ferrari che durante le riprese di un film girato a Merano, ha fermato le fasi salienti e significative della storia del confino nella nostra città del pittore Bartolini. Tony Rizzolo con immagini dall’Argentina sempre molto spettacolari, Paolo Tosi con altre particolarmente poetiche di un “Autunno Piemontese” nella nebbia. Poi, Fabrizio Giusti con fotografie autunnali, Giorgio Perbellini con una serie di riprese di volatili in libertà scattate al biotopo di Lana, Remo Forcellini con “Inverno”, il ghiaccio di Lazago. Nella seconda serata, accanto a Marco Pantozzi con New York 2005, seguiranno autori di altri fotoclub provenienti da altre città italiane. E questa è un ulteriore particolarità di questo incontro con la fotografia. Gli ospiti saranno, Andrea Figallo con “Antologia”, Giuliano Nodari con “Unfinished” e “Red Light Means Go”, il Fotoclub Pusiano sarà presente con riprese a Matera, il fotografo Ivan Cimadoro con “Di mare, di terra e… di sassi” e “Fuochi d’artificio a Pusiano”, Marco Putzolu con “Aereisentieri” e “Venezia e Burano”. L’invito degli organizzatori è rivolto a tutti quanti sono curiosi nei confronti di questo nuovo modo di fare fotografia. Per chi volesse partecipare all’attività del fotoclub Immagine lo può fare rivolgendosi direttamente ai soci che ogni giovedì sera si trovano nella sede, nella scuola Giovanni Pascoli di via Vigneti 3. (gi.bo.)
Ok… ok… non è un granché… però è un inizio! 😛
Aperta la sezione “Macro” su GegeOnLine
Sull’onda della nuova sperimentazione fotografia a cui mi sto avvicinando, la sezione “Fotonatura” di GegeOnLine si arricchisce di una nuova sezione dedicata alla macrofotografia.
A differenza delle immagini inserite nelle gallerie “Animali” e “Fiori e funghi”, dove per alcune immagini si può parlare al massimo di fotografia ravvicinata, quelle della sezione “Macro” si distingueranno per il rapporto di ingrandimento pari a 1:1 (o comunque molto prossimo); il soggetto sarà quindi riprodotto sul sensore della fotocamera (22,5x15mm) alla sua dimensione.
Esempio: se ho un insetto di 10mm di lunghezza, in caso di rapporto di ingrandimento 1:1 questo coprirà quasi metà del fotogramma.
Per il momento le fotografie che compongono questa sezione sono solo 3, ma spero prossimamente di ampliare questa sezione che potrebbe costituire un aspetto della fotografia molto interessante da sviluppare per il sottoscritto. Buona visione!
Giorgio all’opera…
Un grazie a Yubi per la dedica di questa immagine, che ricalca benissimo le frustrazioni del birdwatcher e/o fotografo naturalista: ore ed ore in un capanno in attesa che qualcosa passi davanti all’obiettivo, mentre tutt’intorno la fauna locale sembra prendersi prende gioco di te!

L'illustrazione è di Alexis Nouilhat, cui appartengono i diritti d'autore.
P.S.: mi ricorda soprattutto i racconti di Paolo sull’upupa e sul martin pescatore! 😆
Etica della fotografia
Stimolato dal commento di WildT al post che precede questo, mi sono chiesto quale sia effettivamente il valore di una fotografia migliorata attraverso il digitale. Sono assolutamente contrario a togliere elementi di disturbo inseriti in fase di ripresa, quello sarebbe fotoritocco un po’ più pesante, ma effettivamente è poi così sbagliato modificare l’immagine? Ebbene… ho fatto una ricerca con Google con queste key: fotografia digitale etica postproduzione
Dalla ricerca, la prima pagina che ho trovato è un interessante articolo pubblicato su Nadir, a cura di Ezio Turus, che tratta proprio questo argomento. E ci sono alcuni punti di questo articolo che mi hanno fatto riflettere:
«Il mio intervento vuole essere invece un’analisi del mezzo fotografico rapportato alle esigenze dell’artista nel dare forma e colore alle proprie emozioni, positive o negative che siano. E’ il rapporto del fotografo con le sue emozioni che stimola in lui il desiderio dello scatto, creando un’immagine che sia in grado di trasmettere questo suo sentimento all’osservatore. […]
La vera “rivoluzione”, però, la troviamo nell’approccio creativo con il digitale: una volta che le mie immagini sono racchiuse dentro una manciata di bit, posso davvero modificare in qualunque modo il risultato finale. Anzi, posso addirittura pensare la mia immagine prima ancora d’averla scattata. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che cadono i limiti fisici della fotografia tradizionale; sono semplificati i problemi legati alla gestione del colore, sono finiti i tempi in cui i deleteri pelucchi intasavano i nostri negativi in camera oscura, possiamo pensare già a come potrà essere la nostra immagine senza “elementi indesiderati”, possiamo anche pensare a come potrebbe essere con, invece, l’inserimento di soggetti inesistenti».
Fin qui non sono d’accordo con l’autore dell’articolo, poiché parla appunto di eliminare elementi indesiderati e quant’altro. Sulle frasi successive, però, è bene prestare una particolare attenzione:
«Subentra subito un dubbio sull’etica che accompagna tutte queste possibilità. Mi limiterò qui a considerare unicamente interventi di tipo creativo, lasciando l’incombenza della discussione sull’etica in altri momenti e altre sedi. L’approccio creativo, invece, è di fondamentale importanza. Se parto dal principio che con la postproduzione digitale “nulla” è impossibile, cadono anche tutti i limiti che, giocoforza, siamo abituati ad imporci fotografando normalmente. […]
Sappiamo benissimo che la fotografia è la riproduzione bidimensionale di un soggetto tridimensionale; l’uso di un tipo d’obiettivo piuttosto di un altro determina un sostanziale mutamento del risultato in termini di prospettiva e l’uso di un tipo di luce piuttosto che un altro determina un mutamento della percezione dei colori e delle superfici. Solamente il nostro cervello, abituato a ragionare in tre dimensioni, riesce a “ricostruire” le distanze e le proporzioni da una fotografia».
Quest’ultima frase è proprio quello che mi faceva notare WildT nel suo commento. Ma il punto è:
«Se è vero che fotografiamo tutto quello che ci emoziona e cerchiamo di mettere le nostre emozioni nelle immagini, è perfettamente logico considerare “emozioni” tutte le sensazioni generate da ciò che circonda la nostra mente; reali o virtuali che siano».
Cavolo… è verissimo anche questo!
Penso proprio che dovrò riflettere parecchio sulla questione. Anche perché comunque, come ho detto nel post precedente, la rappresentazione della realtà nella sua forma naturale, nel tipo di immagini che scatto, è forse più importante della sola questione estetica. O no? :scratch:
Contrasto sulle immagini: sì o no?
Frequentando il Fotoclub Immagine di Merano ed il forum del Canon Club Italia, ho notato che ora con il digitale molti fotografi aumentano in postproduzione i contrasti e la saturazione dei colori per rendere questi ultimi più intensi.
Nel mettere alcune mie fotografie sul forum del Club Canon, per confrontarmi con altri fotoamatori, uno dei poster più attivi mi ha suggerito su più di un’immagine di aumentare il contrasto. Le sue fotografie, in effetti, hanno dei colori brillanti ed i colori sono particolarmente intensi. Però è anche vero che le immagini tendono ad essere un po’ finte o, per così dire, forzate.
Personalmente, per il tipo di fotografia che faccio, penso che rappresentare i soggetti nella maniera più naturale sia la cosa migliore; se un fiore è rosa pastello non deve diventare lilla per essere più bello! Vi faccio un esempio, con una delle foto di cui si parlava sul forum, di che risultato si può ottenere aumentando il contrasto di un’immagine.
La differenza non è particolarmente evidente: giocando con i livelli colori e contrasti potrebbero essere accentuati ulteriormente, ma ho preferito non esagerare. Dal punto di vista estetico la fotografia a destra è più d’effetto; nella realtà però il fiore è di un colore più pastello, così come si vede nella foto di sinistra. Io preferisco l’originale o almeno un compomesso che non alteri i colori. E voi? Quale foto preferite? Attendo i vostri commenti!
Apatia
Sono un po’ di giorni che risento di una sorta di apatia. Era iniziata venerdì scorso e ad oggi ancora non m’è passata. Non ho voglia di fare niente… né a casa, né fuori, né sul lavoro. Sarà che ho bisogno di ferie… sarà che ultimamente ho dormito poco… o forse che mi stavo abituando ad uscire a fotografare nel weekend ed invece sono bloccato dal fatto che la mia macchina sta ancora a Padova…
In questi giorni non ho voglia di fare nulla. Sto seguendo il forum del Canon Club Italia, ma non mi sta entusiasmando più di tanto. Alla fin fine le persone che lo frequentano non sono molte… o comunque meno di quelle che mi aspettavo. In compenso a vedere certe foto mi sta venendo voglia di sperimentare alcune cose e non vedo l’ora mi ritorni la macchina per poterlo fare!
Parete
Era già da qualche tempo che pensavo a qualcosa per sostituire il puzzle di New York (con tanto di torri gemelle ancora in piedi), che si trovava sopra il mio letto, con qualcosa di meno scuro e che più si adattasse al resto della camera. Sotto il puzzle c’erano 2 fotografie 20x30cm che riempivano lo spazio vuoto. E allora, dato che in queste settimane mi son scatenato… perché non metterci altre foto?
Ecco come si presenta la mia parete da ieri pomeriggio!
Prima c’erano soltanto la foto in basso a sinistra e quella in alto a destra. Adesso invece ne ho aggiunte altre con qualche altro soggetto!
Che ne dite? Vi piace? 🙂
Una moderna favola maori
I Maori sono una popolazione originaria delle isole della Polinesia che intorno al 700 d.C. si è spinta in Nuova Zelanda con alcuni suoi navigatori, seguiti qualche secolo più tardi da gran parte della popolazione che sfuggiva ad una grande carestia. Secondo la leggenda, che ancora oggi viene raccontata tra gli indigeni neozelandesi, gli avi del popolo Maori arrivarono in quella terra a bordo di una canoa; alcuni però sostengono invece che i propri antenati giunsero in Nuova Zelanda sul dorso di una balena che li avrebbe soccorsi dopo il rovesciamento della loro canoa. E’ facile capire che il rapporto dei Maori con l’oceano e la natura in generale sia di profondo rispetto…
Dalla seconda versione della leggenda prende spunto il romanzo “Whale rider” di Witi Ihimaera; ed a sua volta dal libro dello scrittore neozelandese, di origine maori, prende spunto il film “La ragazza delle balene” di Niki Caro che ho (ri)guardato volentieri ieri sera in DVD. E’ una storia, in chiave moderna, in cui il capo di una “tribù”, Koro, cerca invano il suo successore, qualcuno che sappia guidare il suo popolo recuperando quella cultura e quelle tradizioni che con gli anni sembrano andare sempre più dimenticati. Ed il suo successore sarà Paikea, la nipote, che a dispetto del suo essere femmina ripercorrerà la strada degli antenati con grande forza d’animo ed un pizzico di magia.
Se vi piacciono le favole, ma anche le tradizioni dei popoli e la natura, è un film che sicuramente apprezzerete. Nel film infatti, che nel complesso può benissimo essere definito come una “favola moderna”, sono presenti molti elementi della tradizione maori; inoltre è palpabile lo stretto rapporto con la natura e con le balene in particolare, che quasi il ruolo di animale sacro.
Piccola nota: il film è stato vincitore di numerosi premi internazionali e candidato al premio Oscar per la miglior attrice protagonista… una ragazzina di appena 11 anni!
La mia attrezzatura fotografica
Un paio di settimane fa qualcuno mi ha chiesto con che macchina sono fatte le fotografie che ho pubblicato sul blog. Approfitto di quest’attimo di calma sul lavoro per rispondere alla domanda (tanto per il momento nuove foto non ne ho, dato che la fotocamera è ancora a Padova per la pulizia, e in questi giorni sono stato piuttosto indaffarato); ecco quindi l’elenco della mia attrezzatura fotografica (equivalente ad un polmone, visto quanto c’ho speso negli anni…)
Corpo macchina: Canon EOS 20D
Obiettivi:
– Canon EF 100mm f/2.8 Macro
– Canon EF 70-300mm f/4-5.6 IS USM
– Tokina AT-X 12-24mm f/4
– Sigma AF 28-70mm f/2.8 EX
– Sigma AF 400mm f/5.6 Macro
Flash: Canon Speedlite 220EX (che conto di cambiare prossimamente)
Cavalletto: Manfrotto 190-B con testa a sfera Manfrotto 486RC
Accessori vari:
– pulsante di scatto flessibile compatibile
– 2 schede compact flash SanDisk Extreme III da 1 e 2 GB
– filtri UV montati su tutti gli obiettivi come protezione
– zaino fotografico Lowepro
Sticazzi? Beh, tutto sommato avete anche ragione. Ma dato che qualcuno chiedeva e che comunque non so cosa scrivere… almeno non perdo il ritmo! 😉