orso

Bruno continua a far parlare di sé

Prima di tornare a parlare di Bruno, una brevissima riflessione – su spunto di Yubi – su come è stata trattata l’intera vicenda. E’ giustissimo che la notizia abbia avuto tutto questo rilievo, ma è triste che si debba arrivare a casi limite per rendersi conto di quanto ogni giorno perdiamo. A volte ci si accorge che qualcosa manca solo quando non c’è più, altre volte invece le cose passano del tutto inosservate. E così c’è chi si stupisce di non sentire più le rondini gridare nel cielo d’estate o di vedere le lucciole quando si reca in campagna o in montagna; per altri, invece, queste cose non sono importanti… ma l’orso… eh, quello sì che lo vedono!

Bando alle polemiche, leggendo oggi l’Alto Adige trovo ancora numerose reazioni sull’abbattimento di Bruno. Non so a livello nazionale se la notizia ha avuto così ampio rilievo (ne parla comunque Beppe Grillo nel suo blog), ma a livello locale sta creando un vero e proprio fiume di opinioni. Sul quotidiano di oggi c’erano di nuovo quattro pagine dedicate alla vicenda: un’intera pagina che ricostruisce le ultime ore di vita di Bruno (scacciato poco prima dal alcune mucche al pascolo), diversi riquadri con le reazioni di politici ed associazioni (un po’ quelli che avevo indicato ieri), un articolo di mezza pagina sul progetto “Life Ursus” e soprattutto molte lettere arrivate in redazione dai lettori del quotidiano. Ma non solo.
Qualche stralcio delle lettere:

«Siamo di fronte all’ennesima prova che l’essere umano ha avuto un grande dono dalla vita, ma non è in grado di gestirlo… l’intelligenza!»

«Sono indignato e offeso da tanta barbarie. Mi riferisco a quei criminali che hanno sparato: si, è vero, su ordine governativo, ma la loro coscienza? Potevano tranquillamente usare un dardo soporifero […]».

«Grave scelta quella di abbattere Bruno. Non mi è chiaro se è stato ucciso da cacciatori comuni o gente dal grilletto facile mandata lì apposta dal governo…»

«Lavoro da diversi anni all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, dove gli orsi bruni vivono da sempre. Non sono animali socievoli, ma aggrediscono solo se si sentono in vero pericolo […]. Sappiate che i lupi e gli orsi, quando sentono odore umano fuggono. Perciò ritengo che la caccia sia stata spietata».

«Uccidendo Bruno la Germania ha lanciato un messaggio devastante sul piano educativo. Inoltre, la voce delle sensibilità civili e animaliste è stata bypassata con spocchia e pseudo argomentazioni logistico-etologiche da far paura. Vincono i cacciatori, perciò, vince la legge del più forte a far da velo trasparentissimo all’incapacità di allestire un piano per la cattura dell’animale per un suo ricollocamento negli spazi più idonei alla sua ed altrui sicurezza».

E c’è anche chi ha risposto con una lettera molto ironica all’alpinista (nonché deputato europeo) Reinhold Messner dopo che quest’ultimo aveva espresso il suo parere in merito alla questione facendo quasi della “psicanalisi animalesca”, sostenendo tra le altre cose che Bruno non si sarebbe reso conto che il posto dov’era finito non era il suo habitat naturale, che il suo habitat in realtà erano i boschi del Trentino dove è nato… mah!
Ad ogni modo alle lettere di lettori indignati si aggiungono anche alcune lettere polemiche nei confronti del “buonismo” diffuso di questi giorni. E tutto sommato qualcuno ha anche ragione, come l’autore del primo dei tre stralci di lettere seguenti che si riallaccia al discorso con cui ho aperto questo post e con il quale mi ritrovo certamente d’accordo (e potrebbero essere citati moltissimi altri casi simili a quello indicato).

«Attenti al buonismo forzato da “settimo cielo”, per l’orso bruno. Ovviamente, esistevano alternative ed è molto strana una reazione del genere da un Paese, la Germania, che ha una sensibilità venatoria più accentuata della nostra. I problemi dell’animalismo spinto non sono questi! Sono i casi dello scoiattolo americano nel bosco di Stupinigi, che in breve ha quasi totalmente decimato la popolazione degli autoctoni […]».

«Sono sicuro che tutti coloro che hanno versato lacrime per l’orso ucciso (stupidamente ed inutilmente, ovvio…) non mangiano più carne animale, altrimenti perché non piangere per i milioni di polli o maiali macellati ogni giorno?»

«E se un giorno quell’orso aggredisse un bambino anziché le pecore, che cosa direbbero quelli del WWF che lo hanno liberato?»

All’ultima delle tre lettere citate, però, risponde involontariamente un altro lettore con queste parole:

«La scorsa settimana ero in bici a Caprera. C’era un cartello stradale: “Vietato dar da mangiare ai cinghiali”. Anche un cinghiale potrebbe aggredire un bambino, come un cane od un gatto! Abbattiamoli tutti».

Hanno ucciso Bruno!

brunoEra il 26 maggio è sulle pagine di alcuni quotidiani (online e non) veniva data la notizia del possibile abbattimento di “Bruno”, l’orso che dal parco dell’Adamello-Brenta si è spinto fino in Baviera (a lato una foto dell’orso tratta da Repubblica.it) dove ha avuto un benvenuto tutt’altro che caloroso. Repubblica riportava così la notizia:

«Forse è stato già abbattuto da cacciatori di frodo l’orso che ha sconfinato dal Trentino all’Austria, fino ad arrivare in Germania. Lo sostiene il tabloid berlinese “B.Z.”: la tesi si basa sull’assenza di orme e di escrementi sul terreno, nonchè sulla constatazione che da lunedì scorso nessun animale è stato ucciso da “Bruno” per nutrirsi. Oltretutto il plantigrado non era disturbato dalla presenza umana.
Il giornale ritiene possibile che cacciatori di frodo abbiano ucciso l’animale per conservare come un trofeo la testa, la pelle e gli artigli. Manfred Woelfl, incaricato dal governo bavarese di seguire da vicino gli sviluppi del caso, ha detto di non poter escludere l’ipotesi
».

La notizia è stata poi smentita grazie all’avvistamento dell’animale che sarebbe rientrato in Tirolo, evitando così di essere abbattuto in territorio tedesco.
Ma a distanza di un mese esatto arriva la notizia – certa, questa volta – che, purtroppo, “Bruno” è stato abbattuto da un gruppo di cacciatori in seguito al via libera delle autorità. Riporto di seguito la notizia tratta da Virgilio News.

«Monaco, 26 giu. (Ap) – “Gli hanno sparato. E’ morto”: così, rimandando ad una prossima conferenza stampa ulteriori dettagli, il funzionario del governo regionale bavarese Manfred Woelfl ha annunciato l’abbattimento di “Bruno”, all’anagrafe “Jj1”, l’orso bruno al quale le autorità del Land davano la caccia da settimane.
Secondo fonti del ministero dell’Ambiente del Land bavarese “Bruno”, ancora un cucciolo, sarebbe stato abbattuto da un gruppo di cacciatori. Dopo due settimane di inseguimenti infruttuosi, sabato scorso le autorità avevano dato luce verde per l’uccisione del plantigrado, che aveva abbandonato il Parco dell’Adamello, nel Trentino, e che nei suoi vagabondaggi in Baviera e nel vicino Tirolo aveva ucciso numerose pecore, avvicinandosi anche senza alcun timore alle abitazioni.
“Bruno” faceva parte di un gruppo di venti cuccioli avuti da Jurka e Joze, coppia di orsi sloveni (di qui la denominazione anagrafica ufficiale di “Jj1”) e importati per ripopolare le montagne del Trentino
».

Si conclude così anche questa vicenda, purtroppo in maniera tutt’altro che felice. Non posso dire di essere d’accordo con la decisione presa dalle autorità tedesche; mi rifiuto di credere che non vi fossero altre possibilità, che non fosse possibile addormentarlo per riportarlo in Trentino (dopotutto se l’hanno ucciso avrebbero anche potuto addormentarlo!), pur comprendendo le motivazioni che hanno portato a questa decisione.
E ritorno a chiedermi per quale motivo i grandi predatori si avvicinano così tanto all’uomo… non sarà “FORSE” che le loro prede naturali (ungulati, lepri e simili) hanno subito un declino tale da renderne difficoltosa la caccia per un predatore? Certo un conto è l’uomo con fucili ipertecnologici che fa fuoco da centinaia di metri di distanza… altro discorso è avvicinarsi abbastanza per predarli…

Orsi, aironi, cigni… BANG!!!

Giusto alcuni giorni fa parlavo con uno dei pochi “forestali” (intesi come Corpo Forestale dello Stato) dell’Alto Adige (gli altri fanno parte del servizio forestale della Provincia) e stavamo notando come sia profondamente diverso l’approccio della popolazione locale rispetto a quella d’oltreconfine. Argomento della discussione era l’orso bruno, facente parte del gruppo liberato in Trentino, che, attraversato il Parco dello Stelvio, si è ora diretto nelle foreste svizzere. Base della discussione era il diverso rapporto con gli animali e, in generale, con la natura qui in Alto Adige rispetto a quanto avviene in Svizzera ma anche in altri luoghi d’Italia.
Chi abita in provincia di Bolzano sicuramente ha appreso dai media locali quanto sia stato oggetto di attenzione (in negativo, purtroppo) l’orso che si aggirava per i boschi della Val d’Adige e della Val d’Ultimo; sicuramente conoscerà anche la polemica che proprio in queste settimane ha per oggetto gli aironi di Lazago, a Merano. E sicuramente saprà quel che è successo a suo tempo con i cigni del Lago di Caldaro che, a detta dell’amministrazione, sporcavano l’acqua e infastidivano i turisti!
Ebbene, l’intolleranza non si ferma qui. L’intolleranza è purtroppo estremamente radicata tra i contadini e riguarda anche gli animali che vivono normalmente nei boschi; alcuni anni fa a Glorenza si è tenuto un incontro, organizzato dal «Dachverband für Natur- und Umweltschutz in Südtirol» (Federazione Protezionisti Sudtirolesi) per definire le esigenze delle tre amministrazioni provinciali (Bolzano, Trento e Sondrio) coinvolte nella gestione del Parco Nazionale dello Stelvio. E se per le altre due il Parco è fonte di reddito in quanto località turistica, si è evidenziato il disagio dei contadini secondo cui gli animali arrecano gravi danni alle colture.

Nessuno mette in dubbio i disagi che possono arrecare, ma è anche vero che la soluzione non può essere sempre e soltanto quella di «abbattere il nocivo», come accadeva un tempo quando azioni di questo tipo erano sopravvivenza. Al giorno d’oggi, fortunatamente, c’è più ricchezza ed ampio supporto da parte delle amministrazioni che elargiscono indennizzi a chi ha subito perdite a causa di animali selvatici. Ma la cosa grave è che questa linea del “abbatti il nocivo” è la stessa Provincia a promuoverla e l’ha dimostrato in più occasioni. Motivo? La politica, senza dubbio. Cacciatori e contadini sono un elettorato fin troppo importante. E quando non sono queste due categorie, in seconda battuta arrivano gli albergatori.
Insomma… in Alto Adige si guarda sempre agli interessi economici dimenticando altri aspetti importanti, andando contro corrente rispetto a moltissime altre realtà.
Che amarezza! 🙁

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