aironi

Un sabato fuori casa

Era da tempo che non avevo una giornata così piena come quella di sabato scorso. Iniziata alle 6.20 del mattino, conclusasi solo la sera verso le 19.30 e comunque molto stimolante. Ma partiamo dall’inizio!

Come ogni sabato, consueta uscita fotografica in compagnia di Paolo; la meta era sempre la solita (il Delta del Valsura), ma questa volta abbiamo cambiato zona per vedere se trovavamo qualcos’altro di interessante da immortalare. Dopo un paio d’ore di appostamento, ci siamo spostati verso il laghetto dei pescatori, dove abbiamo fatto gli unici scatti degni di nota. Poi, ancora, ci siamo mossi tra la folta vegetazione lungo l’argine del fiume, senza però trovare nulla di particolare; nel complesso comunque una mattinata piacevole e non del tutto infruttuosa…


Dopo pranzo invece ho fatto un giro in bici per le campagne con Jenny; e poi alle 17.45 nuovamente appuntamento con Paolo e Stefano per andare ad assistere ad una scena certamente non usuale…

Da qualche anno, alcuni abeti nei dintorni di Merano sono stati colonizzati da numerosi aironi cinerini ed in questo periodo, immersi nella inusuale ambientazione, si possono osservare i pulli che vengono alimentati dai genitori e che irrobustiscono le ali per poter affrontare il primo volo.
E’ un’esperienza interessantissima per la quale ringrazio Stefano e di cui probabilmente scriverò nei prossimi giorni dato che conto di tornarci presto. Peraltro è stata resa ancora più interessante dal primo utilizzo della modalità Liveview della mia Canon EOS 40D; già… perché ho scoperto che con questa funzione è possibile anche zoomare sullo schermo LCD (non nella foto finale) fino a 10x. Osservare i pulli con un ingrandimento di 300 x 1.4 x 1.6 x 10 (che corrisponderebbe nel formato 35mm ad una focale di 6720 mm!!) e con la qualità paurosa dello schermino della 40D sembra quasi di guardare un documentario in diretta!!! 😯

La checklist si allunga

La mia personale lista di avvistamenti comincia ad allungarsi ed è sempre più ricca di sorprese! Domenica scorsa, in compagnia di Stefano, abbiamo fatto l’ennesima uscita fotografica al biotopo del Valsura che dal punto di vista fotografico non è stata un granché, ma dal punto di vista ornitologico era invece alquanto interessante!
Per la prima volta, infatti, ho avuto la possibilità di osservare non uno, bensì una coppia di aironi rossi, più piccoli degli aironi a cui sono abiutato, ma molto molto belli. E le sorprese non erano finite perché si è fatto nuovamente vedere anche l’airone bianco maggiore, oltre a diversi cormorani e aironi cinerini.


Le occasioni fotografiche, come detto, non sono state delle migliori; quelli che vedete qui sopra, infatti, sono per lo più dei crop delle immagini originali e pertanto lontane dal poter essere considerate belle foto.
In compenso, delusi per la mattinata non particolarmente proficua, io e Stefano abbiamo fatto un giro e tra l’erba e le ortiche (ahia!) abbiamo notato una marea di bruchi neri e parecchi coleotteri curculionidi; io non avevo dietro l’obiettivo macro, ma quando siamo andati via sono tornato a casa, ho preso l’attrezzatura e sono tornato lì per qualche altro scatto. In un’oretta non ho fatto molto, causa anche il vento, ma di una delle immagini scattate sono parecchio soddisfatto…

Accoppiamento tra curculionidi (Phyllobius piri)

Con questa immagine provo anche a partecipare al concorso “L’incarico” organizzato da Canon Italia… dubito di arrivare ad essere selezionato, ma non si sa mai!
Si tratta di una coppia di Phyllobius (probabilmente Phyllobius piri, secondo gli esperti del forum di Natura Mediterraneo) che si stava allegramente facendo i propri comodi su una sorta di spiga! :asd:

Domani mattina si fa il bis con Paolo… vedremo cosa avrò la possibilità di riprendere. Mal che vada, i bruchi meritano un po’ d’attenzione in più!

Orsi, aironi, cigni… BANG!!!

Giusto alcuni giorni fa parlavo con uno dei pochi “forestali” (intesi come Corpo Forestale dello Stato) dell’Alto Adige (gli altri fanno parte del servizio forestale della Provincia) e stavamo notando come sia profondamente diverso l’approccio della popolazione locale rispetto a quella d’oltreconfine. Argomento della discussione era l’orso bruno, facente parte del gruppo liberato in Trentino, che, attraversato il Parco dello Stelvio, si è ora diretto nelle foreste svizzere. Base della discussione era il diverso rapporto con gli animali e, in generale, con la natura qui in Alto Adige rispetto a quanto avviene in Svizzera ma anche in altri luoghi d’Italia.
Chi abita in provincia di Bolzano sicuramente ha appreso dai media locali quanto sia stato oggetto di attenzione (in negativo, purtroppo) l’orso che si aggirava per i boschi della Val d’Adige e della Val d’Ultimo; sicuramente conoscerà anche la polemica che proprio in queste settimane ha per oggetto gli aironi di Lazago, a Merano. E sicuramente saprà quel che è successo a suo tempo con i cigni del Lago di Caldaro che, a detta dell’amministrazione, sporcavano l’acqua e infastidivano i turisti!
Ebbene, l’intolleranza non si ferma qui. L’intolleranza è purtroppo estremamente radicata tra i contadini e riguarda anche gli animali che vivono normalmente nei boschi; alcuni anni fa a Glorenza si è tenuto un incontro, organizzato dal «Dachverband für Natur- und Umweltschutz in Südtirol» (Federazione Protezionisti Sudtirolesi) per definire le esigenze delle tre amministrazioni provinciali (Bolzano, Trento e Sondrio) coinvolte nella gestione del Parco Nazionale dello Stelvio. E se per le altre due il Parco è fonte di reddito in quanto località turistica, si è evidenziato il disagio dei contadini secondo cui gli animali arrecano gravi danni alle colture.

Nessuno mette in dubbio i disagi che possono arrecare, ma è anche vero che la soluzione non può essere sempre e soltanto quella di «abbattere il nocivo», come accadeva un tempo quando azioni di questo tipo erano sopravvivenza. Al giorno d’oggi, fortunatamente, c’è più ricchezza ed ampio supporto da parte delle amministrazioni che elargiscono indennizzi a chi ha subito perdite a causa di animali selvatici. Ma la cosa grave è che questa linea del “abbatti il nocivo” è la stessa Provincia a promuoverla e l’ha dimostrato in più occasioni. Motivo? La politica, senza dubbio. Cacciatori e contadini sono un elettorato fin troppo importante. E quando non sono queste due categorie, in seconda battuta arrivano gli albergatori.
Insomma… in Alto Adige si guarda sempre agli interessi economici dimenticando altri aspetti importanti, andando contro corrente rispetto a moltissime altre realtà.
Che amarezza! 🙁

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