monticolo

Anno sabbatico concluso

Era il 6 luglio dello scorso anno che annunciavo una pausa di riflessione fotografica, durante la quale volevo ritrovare la mia curiosità, personale prima ancora che fotografica, ed anche una maggiore sintonia verso le cose ed il mondo che mi circonda. La pausa vera e propria era iniziata in realtà già alla fine del mese di aprile 2013, dopo gli ultimi scatti fatti in val d’Ultimo, annunciata sulla mia pagina Facebook come un “semestre sabbatico” che iniziava proprio quando la Natura si apprestava al suo annuale risveglio, con tra l’altro un certo disappunto da parte dei miei abituali compagni di uscite.
Quelli che dovevano però essere sei mesi si sono protratti più del dovuto, pur non avendo mai abbandonato del tutto la fotocamera. Chi mi segue sul popolare social network avrà infatti visto qualche mio scatto nuovo, ma nessuno frutto di uscite fotografiche programmate. E così quello che doveva essere un semestre sabbatico è diventato un intero anno che però oggi posso finalmente dichiarare concluso.

In questo lungo periodo anche il mio sito è rimasto congelato; in compenso ho dedicato il mio tempo libero alla famiglia ed a me stesso, sia a livello fisico che mentale. Ho seguito una dieta (perdendo circa 12-13 kg, cosa che mi è stata molto utile), ho ripreso ad andare in bicicletta ed a guardarmi intorno con interesse. Tutte cose che mi hanno fatto molto bene.
Con la fotocamera? A volte anche…

Maschio di svasso maggiore

In questo scatto di marzo, un maschio di svasso maggiore (Podiceps cristatus) fotografato al lago di Monticolo dove ero andato per una delle classiche passeggiate domenicali con mia moglie Jenny e il mio piccolo Riccardo. Anche questo scatto, che fa parte di una serie più ampia di immagini tra il famigliare ed il naturalistico, mi ha fatto capire che era finalmente giunto il momento di riprendere le uscite fotografiche!

Nel corso del mese di aprile ne ho già  fatte un paio ed in questi mesi comunque ho ricominciato (pian piano) a sistemare vecchi scatti. Se tutto va bene spero nei prossimi giorni di riuscire ad aggiornare tutte le gallerie con una parte dell’arretrato e di inserire su queste pagine un po’ di scatti freschi freschi  🙄
A presto!

Migratori in sosta

Lo scorso fine settimana io, Massimo e Anita ci stavamo organizzando per un’uscita fotografica nella zona dolomitica; la meta precisa non era ancora definita, ma avevamo le idee abbastanza chiare su cosa fotografare. Purtroppo il giorno prima della nostra “gita fuori porta” il mio stomaco ha deciso di inscenare una protesta e così dopo aver passato la serata di venerdì con i crampi ho deciso di non unirmi alla piccola comitiva.
Con il cuore mi trovavo con gli amici ad osservare il tramonto dalla cima del Col di Poma (Zendleser Kofel) in val di Funes, anche perché hanno portato a casa un’esperienza e degli scatti davvero incredibili, ma fisicamente non ce l’avrei davvero fatta.

I momenti che ultimamente riesco a ritargliarmi per il mio hobby sono però pochi e quindi non ho voluto rinunciare completamente a far muovere l’otturatore della mia Canon 7D. Assieme all’esperto Luca Torchia, conosciuto in occasione della presenza del nibbio bianco a Bolzano e con il quale sono rimasto in contatto tramite social network, ci siamo quindi organizzati una mattinata alternativa, approfittando peraltro della presenza di qualche migratore ritardatario che sosta in questi giorni dalle nostre parti.

Dopo esserci trovati intorno alle 8.30 nei pressi di Terlano, io e Luca abbiamo inizialmente passato in rassegna i filari di mele alla ricerca di poiane, poi ci siamo fermati lungo un canale di irrigazione dove si stavano alimentando alcuni aironi (due bianchi maggiori ed un cinerino) ed infine ci siamo diretti al lago di Monticolo nel comune di Appiano dove nei giorni precedenti era stata segnalata la presenza di una strolaga mezzana (Gavia artica), uccello migratore che trascorre l’estate nei grandi laghi del nord (Scozia, Scandinavia, ecc.) e che in inverno attraversa il continente per svernare su parte delle coste del Mediterraneo.
Il piumaggio delle strolaghe in estate, ed in particolare proprio quello della strolaga mezzana, è molto vistoso ed elegante; in inverno è decisamente più anonimo, ma poiché non è un animale che frequenta abitualmente l’entroterra in questo periodo dell’anno (ed in particolare le nostre zone) l’occasione era comunque ghiotta!

Dopo breve ricerca e con un po’ di fortuna siamo riusciti ad individuare la strolaga, anche se avvicinarsi per tentare di ottenere un buono scatto è tutta un’altra cosa.
La prima occasione che ho avuto non ha purtroppo dato il risultato sperato: i riflessi dorati nell’acqua e la bella luce non son bastati ad ottenere un buono scatto poiché la strolaga si trovava ad una distanza troppo elevata e la messa a fuoco non è stata particolarmente precisa. L’abbiamo seguita per un po’, dopodiché la distanza tra noi e lei (o lui?) è diventata eccessiva.
Poi però abbiamo notato che si stava avvicinando sempre più ad un punto vicino alla riva del lago e quando abbiamo raggiunto il punto dove è emersa l’ultima volta ci si è presentata la prima vera (ed ultima) occasione per fotografarla; si trovava infatti a pochi metri dalla riva e non appena indivuata entrambe le nostre macchine hanno iniziato a scattare a raffica.
A casa in un primo momento mi ha preso lo sconforto perché buona parte degli scatti della mia raffica risultava fuori fuoco, ma fortunatamente tra le tante fotografie cestinate un paio si sono salvate e questa è una delle due…

Strolaga mezzana (Gavia artica)

Il punto di ripresa non è ottimale (ci trovavamo in cima ad uno scoglio), ma viste le condizioni e la relativa rarità dell’avvistamento mi ritengo comunque più che soddisfatto.
Mi sarebbe piaciuto provare ad abbassare il punto di ripresa, ma quando ho raggiunto la riva a pelo d’acqua l’animale si era ormai già spostato ad una distanza non sufficiente ad ottenere dei buoni risultati. Ed è stata appunto la prima ed ultima occasione, perché nella mezz’ora successiva abbiamo cercato di avvicinarla nuovamente, ma durante le sue immersioni si spostava ad una velocità davvero impressionante, attraversando metà lago in pochi secondi, tanto che il commento di Luca è stato: «Quella è Flash, non è una papera!».

Un ultimo giro, sulla strada del ritorno, l’ho fatto nelle campagne tra Bolzano e Merano (prima nella zona di Settequerce, poi nella zona del biotopo “Ontaneti di Postal”, ma qui la presenza di avifauna era molto scarsa.
La giornata nel complesso si è conclusa positivamente, anche perché la mia personale checklist si è ulteriormente ampliata. Oltre alla strolaga mezzana, al lago di Monticolo ho potuto osservare anche:
– un nutrito gruppo di germani reali (m+f)
– 9 moriglioni (7 maschi e 2 femmine)
1 moretta (anche questa una new entry per la mia personale checklist)
– 2 svassi maggiori
– un paio di poiane (5 in tutto, contando anche quelle viste nelle campagne)
– ghiandaie, codibugnoli ed altri piccoli abitanti del bosco

Un episodio di qualche anno fa…

Ultimamente su moltissimi blog stanno spopolando i test che dovrebbero servire a raccontare qualcosa di più su chi scrive. Sarei molto tentato di farne uno e, anzi… uno l’avrei anche già compilato. Ma per farvi sapere qualcosa di più su di me, vi racconterò invece un episodio divertente che mi è capitato qualche anno fa, nel marzo 2002.


Era un giorno di fine marzo per la seconda volta nel giro di pochi giorni sono andato al lago di Monticolo per fotografare i rospi che ogni anno si radunano lì a migliaia per la riproduzione. Sdraiato a terra, a pochi centimetri dal loro muso, li fotografavo con passione nella speranza di trovare lo scatto ideale. Mi son passati accanto turisti che mi guardavano male ed anche un avvocato che vedo spesso in tribunale, insieme a suo figlio, che mi ha chiesto se lo facevo per lavoro o per passione (e pensare che ci siamo incrociati decine di volte).
Poi è giunto il momento di rientrare. Ad una certa ora, si sa, in marzo il sole tramonta e fotografare in luce naturale diventa impossibile. Così ho riposto gli obiettivi nello zaino, il cavalletto nella sua borsa e mi sono avviato verso la mia Renault Clio per tornare verso casa. Apro il bagagliaio, mi tolgo e ripongo gli scarponi, metto una scarpa da ginnastica… ops! L’altra scarpa l’avevo buttata davanti. Poco male… chiudo il bagagliaio… ma mentre lo chiudo inorridisco! Non avevo aperto la macchina… solo il bagliaio. E le chiavi? Chiuse dentro, ovviamente!

Panico! Mi guardo intorno, controllo se per caso la macchina è aperta. Nulla. Mi ritrovo lì da solo, senza giacca (solo con il pile) e con una sola scarpa ai piedi. Il lago è isolato… si trova a diversi chilometri dal paese ed a più di 40 da casa. Prendo il telefono dalla tasca per chiamare a casa e farmi venire a prendere. Beep beep beep. Il cellulare si spegne. Il terrore…
Poi per fortuna passa una coppia. Li fermo, spiego al tizio la situazione ridicola in cui mi trovo e mi presta il telefono con cui chiamo a casa (dove partono fragorose risate e un po’ di scazzo per il fatto di dovermi venire a prendere). Ringrazio i miei “salvatori”, poi incomincia l’attesa…

Il sole tramonta, comincia a fare freddo ed io sono lì, in un luogo totalmente isolato, senza giacca e con una sola scarpa, ad attendere l’arrivo della macchina dei miei. Sento gli uccelli che salutano la notte, rumori e fruiscii tutto intorno a me. Poi ad un certo punto qualcosa di inaspettato… assisto alla vera e propria migrazione dei rospi! Sono centinaia… non appena si fa buio vedo questa miriade di anfibi che attraversa goffamente la strada cercando di raggiungere il canneto. Ci sono piccoli maschi, forse alla loro prima migrazione, ed enormi femmine che devono averne già vissute molte. Assisto quasi con commozione a quel momento, dimenticando per un po’ la situazione in cui mi trovo e sperando che i miei ritardino per poter osservare per qualche minuto in più quell’incredibile scena.
L’emozione si trasforma in rabbia quando un’automobile sfreccia sulla strada investendo alcuni animali che restano lì a terra sofferenti. Vedo una femmina con una zampa schiacciata ed un altro rospo moribondo più in là. Poi però un po’ di sollievo vedendo che un’altra auto fa invece zig zag tra le bestiole per non investirle, con una persona davanti che, a piedi, indica al conducente dove passare.

Sono rimasto lì per almeno mezz’ora ad attendere l’arrivo dei miei. E non ho potuto fare a meno di ammirare quello spettacolo che ogni anno si ripete, indirizzando anche alcune bestiole verso la giusta direzione per evitare che finissero sotto le ruote di qualche automobile.
Un episodio che i miei ricorderanno ancora a lungo ridendo, così come la mia ragazza a cui ho raccontato tutto quando son tornato a casa. Io la ricorderò come un’esperienza un po’ ridicola che però mi ha permesso di assistere ad un evento che pochi hanno avuto il privilegio di osservare.

Il ritorno dei rospi…

Come ogni anno in questo periodo è tempo di migrazioni per i rospi ed altre specie di anfibi che, trascorso l’inverno in luoghi ben riparati, si risvegliano dal torpore per raggiungere i luoghi di riproduzione. Chi ha visto la mia galleria animali sa che gli anfibi sono un soggetto che amo molto (quasi quasi pensavo di istituire una sezione apposta dedicata agli anfibi visto il numero di foto presenti, destinate peraltro ad aumentare). E questo non solo per la relativa facilità con cui li si può fotografare, ma anche per la vita particolare che conducono e che spesso viene ignorata dalle persone.

Barriere per gli anfibi

Barriere per gli anfibi

E proprio a tal proposito devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito quando questa mattina, andato nuovamente a Monticolo nella speranza proprio di trovare i rospi, ho visto un’intera classe di ragazzini guidata dall’insegnante che raccoglieva gli animali che si trovavano lungo una barriera appositamente piazzata (una delle maggiori cause di mortalità è dovuta al traffico nel periodo delle migrazioni, pertanto spesso le zone che sono scenario di migrazioni vengono protette da barriere per evitare gli investimenti) portandoli poi ‘in salvo’ nel vicino canneto.
L’insegnante spiegava ai ragazzi alcune cose sulla riproduzione degli anfibi e li sensibilizzava nei confronti dei pericoli che corrono; a dire il vero non ho capito tutto perché parlava in tedesco (e io in tedesco non sono una cima), ma son contento che qualcuno porti avanti iniziative di questo genere. Anche se poi devo dire che non tutti hanno ben compreso ciò che stavano facendo. Qualcuno ci giocava, qualcuno li lanciava nell’acqua a 2-3 metri di distanza (uno s’è preso una ‘spanciata’ che non lo invidio!!!), ma nel complesso credo che la loro esperienza sia stata positiva.Rospi comuni (Bufo bufo)

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