cava

Un vicino scomodo

Un piccolo montaggino delle fotografie scattate domenica…

Valsura: uno strano biotopo

Un biotopo è per definizione «un’area di limitate dimensioni (ad esempio uno stagno, una torbiera, un altipiano) di un ambiente dove vivono organismi di una stessa specie o di specie diverse», ma con questo termine si tende normalmente ad identificare una zona di pregio naturalistico sottoposta a tutela.
Ebbene… se visto in questa accezione, quello del Delta del Rio Valsura, tra Lana e Sinigo, è un biotopo davvero strano, probabilmente anomalo, che presenta moltissimi aspetti controversi per un’area identificata con questo appellativo.

Il Biotopo del Delta del Rio Valsura nasce nel 1979 e comprende allo stato attuale un’area di circa 32 ettari. Le anomalie del biotopo, però, sono parecchie: innanzitutto parte dell’area (il terrapieno lungo la strada statale) è ricavata da un’ex discarica di rifiuti; in secondo luogo, la tutela dell’area è relativa dato uno dei laghetti è destinato a riserva di pesca (con tutti i problemi che ne conseguono). La portata del Rio Valsura, poi, è regolata durante tutta la settimana dal funzionamento della centrale idroelettrica della Val d’Ultimo. E, per finire, l’ecosistema è senza dubbio influenzato dall’impianto di lavorazione della ghiaia che proprio ieri mattina è stato oggetto di un’uscita fotografica un po’ diversa dal solito. Ecco alcune foto…



Una struttura del genere, che produce polvere e rumore in quantità, è sicuramente poco adatta a stare vicino ad un biotopo; e pensare che fino a qualche anno fa, la strada che conduceva i camion colmi di sabbia e massi all’impianto attraversava addirittura il biotopo in tutta la sua lunghezza! Poi fortunatamente sono stati eseguiti dei lavori di risanamento e la situazione è un po’ migliorata.

E’ stato comunque divertente, in compagnia di Max, fare un piccolo reportage di un aspetto decisamente poco naturalistico del Delta del Valsura.

Non ci siamo comunque fermati all’impianto di lavorazione della ghiaia; la mattinata fotografica è proseguita con un giro dei laghi anche se con risultati piuttosto scarsi. Immancabili i soliti acquatici (germani e folaghe) che, oramai abituati alle persone, vengono a farsi fotografare senza grossi sforzi…
Chiaramente in questo caso gli scatti da privilegiare diventano quelli meno banali; tutto deve essere al suo posto: la posa dell’animale, la composizione, lo sfondo, la luce. Tra le tante ho scelto di mostrarvi questa femmina di germano reale

Germano reale (Anas platyrhynchos)

La giornata tutto sommato è stata piacevole e tra le osservazioni naturalistiche, degni di nota sono:
– un simpatico scricciolo che si è fermato a pochi metri dal sottoscritto
– una femmina di sparviere che inseguiva un picchio verde
– un airone bianco maggiore che spero di poter immortalare sabato prossimo!

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