Volonterosi grafici cercasi!

A proposito di ritocchi al sito!!
E’ da un po’ che mi sta frullando l’idea di modificare tutto il layout di GegeOnLine. Nel complesso è un po’ piattino e vorrei renderlo più accattivante, ma ho qualche limite tecnico con l’html e la grafica ed oltre quello non vado…
La modifica interesserebbe il blog (quindi ci dovrei preparare anche il template) ma nel complesso tutte le pagine del mio sito. Naturalmente l’idea sarebbe quella di mantenere un richiamo ai contenuti (ambiente, natura, fotografia), però vivacizzandolo un po’ o rendendolo comunque meno piatto. Perché diciamocelo… il mio modo di fare web è rimasto un po’ con la vecchia concezione; dopotutto ho iniziato a mettere in piedi pagine nel lontano 1997!

In definitiva… c’è qualcuno che mi vuol dare una mano? Se avete voglia di provare a buttare giù un’idea (so che molti si divertono a preparare template e simili) che poi sia traducibile in html (e magari css) vi accoglierò a braccia aperte!
L’unica cosa è che non garantisco che poi metterò l’eventuale proposta online, quindi in caso non v’arrabbiate. Ma se mi piace avrete sicuramente un credit (con link) in bella vista 😉

Ancora modifiche al sito

In mancanza di cose nuove da mettere online sto apportando qualche piccola modifica al sito. Dopo aver ingrandito le preview delle gallerie, qualche giorno fa, oggi ho aggiunto il servizio Shinystat su tutte le pagine (tranne il blog) del sito per vedere un po’ quante pagine vengono aperte dalle persone che lo visitano (purtroppo non posso sapere quali a meno di spendere 7€ al mese…).
Ma non finisce qui. Ho anche migliorato la visualizzazione delle immagini nella parte fotografica, aggiungendo una cornicetta nera che dovrebbe valorizzarle e lo sfondo nero che viene visualizzato prima che l’immagine si carichi; perché lo sfondo? Perché la cornice nera da sola faceva abbastanza schifo! :asd:

E’ una modifica abbastanza insignificante di per sé, però a forza di ritocchini dovrebbe saltarmi fuori qualcosa di decente. Fatemi sapere che ve ne pare!

Ancora novità nelle gallerie

Ho appena finito di dare una sistemata alle gallerie della sezione “Fotonatura” inserendo 4 delle immagini scattate al biotopo di Caldaro. 3 di queste sono nella galleria “Insetti e affini” (2 sono i famosi “bagarozzi” di cui parlavo nel post precedente), mentre una è invece nella galleria “Paesaggi“.

Ma non è comunque l’unica novità di questo ultimo aggiornamento. Qualcuno mi ha fatto notare che le miniature delle immagini erano molto piccole ed in effetti quando avevo predisposto il tutto la risoluzione che andava ancora per la maggiore era l’800×600; visto però, statistiche alla mano, che una buona percentuale di utenti internet usa il 1024×768, ho aumentato di un po’ le dimensioni delle thumbnails di tutte le gallerie. Spero che la cosa sia gradita! 😉

Il fringuello!

Quasi mi dimenticavo nel post precedente!
Naturalmente oggi, pur non essendo il motivo principale della camminata, non potevo starmene fermo con la macchina fotografica a portata di mano. Ed ho colto al volo l’opportunità quando un maschietto di fringuello si è fermato vicino a noi, su alcuni sassi lungo il fiume, con un insetto nel becco (foto che ho messo nella galleria “Uccelli“).

Fringuello (Fringilla coelebs) con preda

Sono piuttosto contento di questa foto per due motivi: il primo è che comunque mi è riuscita bene, quindi è già una soddisfazione, ed il secondo è che tra tutti gli uccelli che comunemente abitano la città, i fringuelli non sono mai riuscito a fotografarli… sono piuttosto sfuggenti 🙂

Recensione: “Il popolo migratore”

Dato lo schifo di tempo (soprattutto a causa del vento) che, ahimé, ho avuto in questa settimana di ferie, mi sto consolando con attività alternative e, per non cambiare troppo il genere, ieri sera mi sono rivisto il DVD dello splendido film “Il popolo migratore” di Jacques Perrin. Colgo così l’occasione di farvene una recensione, riprendendo parte del testo che avevo scritto per un altro sito.

il popolo migratoreDocumentario o film? In casi come questi credo che il confine tra l’una e l’altra definizione sia molto labile. Fondamentalmente «Il popolo migratore» è un documentario sugli uccelli migratori, la cui poesia è però molto più vicina a quella di un film: anche in questo caso, come per Microcosmos, sono gli animali a raccontare le proprie abitudini, non la classica voce che si sente abitualmente nei documentari. L’unico intervento descrittivo sono poche righe di testo, sovrapposte alle immagini, che riportano il nome di alcuni uccelli e la distanza che ricoprono nella loro migrazione; e la voce narrante che interviene brevemente completando la poesia.
Ma i veri protagonisti restano gli uccelli: gru, oche selvatiche, anatre, pellicani, cicogne, albatri, sterne, pinguini… una moltitudine di individui, un popolo che, appunto, ogni anno compie lunghi viaggi attraverso stati e continenti per poter portare avanti la propria sopravvivenza.
Già… il fenomeno migratorio è una questione di sopravvivenza: durante i rigidi inverni gli uccelli devono raggiungere le località di svernamento, nei paesi più caldi. Ma a primavera fanno ritorno nel luogo in cui sono nati dove si riprodurranno a loro volta per assicurare il proseguimento della specie. Un ciclo che si ripete, ogni anno, e che viene sottolineato nel film dalle immagini in apertura e chiusura (se avete visto il film sapete a cosa mi riferisco).

Questi lunghi viaggi, che per alcune specie come la sterna artica possono aggirarsi sui 35.000 km (da un Polo all’altro!!!), non sono però privi di pericoli. E nel film un importante aspetto che viene preso in considerazione è proprio questo; tant’è che basta un’ala spezzata per diventare preda di un branco di granchi affamati. Così come una rete, gli scarichi industriali, le attività umane in genere possono diventare una trappola che può portare gli animali alla morte.
Ci sono immagini molto forti in tal senso nel film. La presenza dell’uomo – narrazione a parte – è estremamente limitata, ma purtroppo salvo rari casi (come nell’immagine di una donna che esce di casa per rifocillare un piccolo gruppo di gru) l’uomo non è propriamente d’aiuto al “popolo migratore” e talvolta… anzi… molto spesso si trasforma in un carceriere se non in un vero e proprio esecutore.
Tra le immagini che più mi hanno lasciato un senso di amarezza ripenso ad una trebbiatrice che per un piccolo uccello che nidifica nei campi può essere fatale. Ma se in casi come questi parliamo di incidenti, non si può dire lo stesso delle tristi immagini delle oche in formazione che una ad una crollano prive di vita al suolo, vittime degli spari dei cacciatori. Ed ancora mi ha fatto scendere qualche lacrima l’immagine di due oche canadesi (allevate talvolta come animali da fattoria, anche qui da noi) rinchiuse in una gabbia che al passaggio delle loro “sorelle” lanciano un disperato richiamo, infondendo un gran senso di tristezza. Così come pure pappagalli, tucani ed altri animali rinchiusi in strette gabbie su di una barca, catturati dalle popolazioni locali per alimentare il mercato di animali esotici dei pasi occidentali.

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Alcune delle scene estremamente tristi tratte dal film.

Probabilmente “Il popolo migratore” potrà non piacere a tutti perché un’ora e mezza di immagini di uccelli senza commento è lunga. Ma, come dicevo, è un film molto poetico, emozionante, che riesce molto più di un documentario tradizionale a far conoscere il “mistero della migrazione”. Un film che serve anche a sensibilizzare sulle problematiche relative al fenomeno a cui, peraltro, hanno collaborato fin dall’inizio anche il WWF e la LIPU per la sua valenza educativa e di denuncia del film stesso.
Bellissima, infine, la colonna sonora che accompagna le immagini. Brani prevalentemente strumentali che descrivono l’eleganza e maesosità del volo degli uccelli, così come la drammaticità di alcune scene.

Il lupo torna in Alto Adige

Lo apprendo dalle pagine del quotidiano “Alto Adige” che su questo argomento ha scritto un articolo (pag. 16 dell’edizione di giovedì 1 giugno). In realtà non ha ancora scavalcato il confine, ma pare che al momento si trovi in una zona della Svizzera confinante con la Val Venosta. Ma gli esperti dicono che è solo questione di tempo: il lupo, dopo l’orso e la lince, farà ritorno in Alto Adige! Questa è certamente un’ottima notizia dal punto di vista della biodiversità, che andrà ad arricchirsi di un altro grande predatore che storicamente viveva su tutto l’arco alpino.
Il timore, però, è che ci sia una nuova ondata di persecuzioni da parte dei contadini, supportati da una Provincia dal “grilletto facile”; non sarebbe la prima volta… basta leggere alcuni miei vecchi post per capire il problema:
Orsi, aironi, cigni… BANG!!!
Alè… adesso è il turno delle marmotte!

Il problema dei grandi predatori, esagerazioni a parte, è purtroppo un problema reale; tra caccia e distruzione dell’habitat (in favore di pascoli e strutture per il turismo), negli ultimi 15 anni la fauna selvatica ha subito un drastico calo. Mia madre ricorda che quando insegnava a Malles, in Val Venosta, ogni mattina dal treno vedeva fagiani e caprioli a decine nei prati che costeggiavano la ferrovia, ma ora non è più così. Cosicché il timore, parzialmente fondato visti i precedenti con l’orso, è che ci siano quasi esclusivamente razzie di animali domestici (pecore, galline, ecc.). Speriamo bene…

Ancora marmotte!

Breve post (con foto annessa) per annunciare che, delle foto fatte ieri alle marmotte, ben 4 sono finite nella galleria “Altri animali” che sta finalmente prendendo corpo. 3 sono le stesse che ho postato qui ieri, mentre un’altra (che riporto in questo post) è inedita.

Marmotta (Marmota marmota)

Insofferenza…

previsioni01Non è possibile! 2 settimane fa stavo male, non son andato a lavorare per 3 giorni e son dovuto rimanere chiuso in casa con un tempo fuori più che decente. Adesso che mi son preso una settimana di ferie… ovviamente piove!! Non che questo tempo non mi piaccia (adoro la pioggia), ma avevo tanti progetti per questi giorni che rischiano invece di rimanere sepolti.
Ad esempio domani avevo intenzione di prendere gli scarponi ed andarmene da solo a fare un giro, con tanto di zaino fotografico in spalla, per andare a fotografare le marmotte, ma le previsioni (vedi a lato) non mi danno grandi speranze. E per il resto della settimana… beh, giudicate voi!

previsioni02

Comincio a diventare insofferente… ho troppa voglia di uscire, troppe immagini già fissate nella mia testa! Speriamo che le previsioni siano sbagliate, anche se a guardare il cielo non ho molte speranze…

Modifica della sezione fotonatura

Sono un paio d’ora che ci lavoro, ma ho dato una risistemata alla sezione “Fotonatura” del mio sito. In particolare ho abolito la sezione macro, che avevo creato solo un paio di settimane fa, ed ho suddiviso gli animali in 3 gruppi, che sono poi le diverse tipologie di fotografie che scatto: insetti, uccelli e altri animali.
Ho pensato di strutturare in questo modo le gallerie perché mi sto davvero appassionando alla macrofotografia, specie dopo gli ottimi risultati di ieri, ma suddividere i soggetti solo in base al rapporto di ingrandimento mi sembrava stupido.

Nel momento in cui scrivo la galleria “Insetti” ha poche immagini dato che quelle di ieri sono ancora da preparare, ma conto di riempirla (per bene) già da domani. E se tutto va bene potrebbe diventare quella con le fotografie più belle.
Adesso però sapete che vi dico??? Vado a dormireeee!!  

MicroCosmos: il mondo in miniatura

microcosmosNel cercare qualche spunto per le mie prossime foto, in particolare per quali soggetti cercare, qualche giorno fa mi sono rivisto il DVD di “MicroCosmos“, splendido film-documentario di Marie Perennou e Claude Nuridsany.
Girato nel 1996, questo film è il precursore di una serie di fortunate produzioni di cui fanno parte anche “Il popolo migratore” (di cui parlerò sicuramente nei prossimi giorni) ed il recente “La marcia dei pinguini”, famoso grazie anche al doppiaggio da parte di Fiorello. A differenza però degli altri titoli, Microcosmos si distingue perché non vi è alcun commento alle scene girate; gli animali e la musica sono gli unici protagonisti, capaci tuttavia di tenervi incollati allo schermo per 65 minuti.

Il sottotitolo del film è “il popolo dell’erba“… è abbastanza chiaro quindi quali siano i soggetti del documentario: insetti, ragni, invertebrati e, per pochi fotogrammi, anche degli anfibi (rane e tritoni). E’ possibile che a qualcuno questi animali facciano impressione, così come è quasi impossibile non restare comunque affascinati dalle scene che sono state realizzate. Se non li si osserva così da vicino, non ci si potrebbe mai rendere conto di quanto lavoro hanno e di quanta tenerezza possano suscitare.
Una delle scene più belle in assoluto è l’accoppiamento delle lumache: due esemplari si incontrano, si avvicinano, si cercano e conoscono attraverso le antenne, poi ha inizio l’accoppiamento vero e proprio dove i corpi vischiosi si uniscono quasi a formare un’unica entità…

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(alcune immagini tratte dalla sequenza dell’accoppiamento delle lumache)

Se pensate che già fotografare gli insetti è difficile, a causa delle loro dimensioni, allora potete ben immaginare quale immane lavoro possa comportare creare un film su questo mondo in minatura (non per niente è il frutto di 15 anni di studi). Alcune scene sono veramente incredibili! Per non parlare poi del gusto con cui la colonna sonora è stata abbinata alle scene immortalate.
Che altro dirvi… se non lo avete ancora visto cercate di procurarvelo perché merita davvero!

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