Due passi nei boschi innevati

E’ da un po’ di tempo che sono piuttosto fermo, sia fisicamente che fotograficamente; l’arrivo dell’inverno sarebbe potuto essere un toccasana per qualche giretto sulla neve, ma di fatto si è rivelato una delusione. I meteorologi avevano previsto l’inverno più freddo degli ultimi 100 anni, ma qui in Alto Adige non solo non ha fatto freddo, ma è anche scesa pochissima neve.
Finalmente ieri, dopo qualche settimana di siccità, a Merano è piovuto e quando mi sono alzato questa mattina la neve lambiva Castel Verruca intorno a quota 750m.

Inizialmente il tempo oggi non era dei migliori, ma nel corso della mattinata le nuvole hanno lasciato via via sempre più spazio al sole. Così dopo pranzo ho fatto opera di autoconvincimento ed ho deciso di vestirmi bene, di caricare lo zaino fotografico in auto e di andare a fare un giro nei boschi di Avelengo approfittando della neve fresca caduta nella notte.
Ho scelto Avelengo perché è un luogo che conosco benissimo e che quindi non mi avrebbe dato grossi problemi di orientamento nonostante la neve; e comunque la zona sotto Falzeben, battuta in estate dai fungaioli, in inverno è assolutamente tranquilla a differenza della zona superiore spesso invasa dagli sciatori.
Sono partito da casa intorno alle 14.00 ed in breve ero nel bosco. I primi passi sulla neve, con ai piedi solo gli scarponi, sono stati un po’ faticosi; se non si usano le ciaspole bisogna abituarsi un po’ prima di riuscire a camminare in modo stabile. Ma ben presto il mio passo si è fatto più sicuro e quei 10 centimetri di neve fresca sul terreno non erano più un impedimento.

Bosco innevatoStrada innevata
Strada innevataVento tra gli alberi coperti di neve

Dopo una decina di minuti ero solo, accompagnato dal cinguettio degli uccelli e dal vento che soffiava le cime degli alberi facendo cadere a terra la neve. Ad un tratto, camminando lungo il sentiero, sento un rumore… sembra quasi il verso di un gallo cedrone, ma osservando a lungo gli alberi non vedo nulla. Proseguo ancora per qualche decina di metri e dalla cima di un albero decolla un rapace; per forma e periodo con buona probabilità si trattava di un astore (Accipiter gentilis).
Ancora qualche passo e ad una ventina di metri da me qualcosa di abbastanza grosso, all’altezza del terreno, si muove e scende verso il pendio sottostante; non so cosa fosse, ma non avevo possibilità di verificare nemmeno le eventuali tracce lasciate.

Procedo ancora ed arrivo ad un’ampia radura che in estate è adibita a pascolo per le mucche. Dalla cima di un albero sento un richiamo che non conosco; alzo gli occhi e vedo un uccello di colore rossiccio che si alimenta sulle pigne di un abete. Alzo e punto il teleobiettivo: è un crociere (Loxia curvirostra)! Sull’albero davanti a me una ventina di esemplari tra maschi e femmine. La mia checklist quindi si arricchisce oggi con questa specie che non avevo ancora mai osservato in precedenza.

Crociere (Loxia curvirostra)

Sono andato avanti ancora di un centinaio di metri, ma poi ho dovuto fare dietrofront; di lì in avanti il sentiero era evidentemente percorribile solo con le ciaspole, come suggerivano le tracce fresche di due escursionisti che son passati di lì poco prima.

Rientrato all’auto ho avuto ancora la fortuna di vedere da vicino (un paio di metri appena) alcune simpatiche cince dal ciuffo. Nel complesso è stata un’uscita piacevole anche se improvvisata.
La stagione fotografica è iniziata… stay tuned!

Checklist osservazioni ornitologiche

BirdwatchingNon è mia abitudine annotare le osservazioni fatte; probabilmente non si addice ad un vero birdwatcher, ma effettivamente non mi ritengo particolarmente esperto in tal senso nonostante mi piaccia la fotografia naturalistica. Ecco perché voglio cominciare a scrivermi per lo meno la lista delle specie contattate.
La maggior parte sono osservazioni fatte in Alto Adige; se sono state effettuate altrove lo indico a fianco.
Ad oggi, dunque, ecco la mia personale checklist con il nome comune italiano ed il nome scientifico in latino…

Anseriformi
Alzavola – Anas crecca
Anatra mandarina – Aix galericulata (esemplari aufughi)
Cigno reale – Cygnus olor
Fischione – Anas penelope
Fistione turco – Netta rufina
Germano reale – Anas platyrhynchos
Marzaiola – Anas querquedula
Mestolone – Anas clypeata
Moretta – Aythya fuligula
Moretta codona – Clangula hyemalis
Moriglione – Aythya ferina
Oca del Canada – Branta canadensis (esemplari aufughi)
Oca lombardella – Anser albifrons
Oca selvatica – Anser anser

Ardeidi
Airone bianco maggiore – Ardea alba
Airone cenerino – Ardea cinerea
Airone guardabuoi – Bubulcus ibis (Pianura Padana)
Airone rosso – Ardea purpurea
Nitticora – Nycticorax nycticorax
Sgarza ciuffetto – Ardeola ralloides (Colfiorito – PG)
Tarabuso – Botaurus stellaris (Colfiorito – PG)

Laridi
Gabbiano comune – Larus ridibundus
Gabbiano reale – Larus michahellis
Gabbiano reale nordico – Larus Argentatus (Scozia, UK)
Mugnaiaccio – Larus marinus (Scozia, UK)
Sterna comune – Sterna hirundo (Caorle – VE)

Altri acquatici
Cormorano – Phalacrocorax carbo
Strolaga mezzana – Gavia arctica
Svasso maggiore – Podiceps cristatus
Tuffetto – Tachybaptus ruficollis
Uria nera – Cepphus grylle (Scozia, UK)

Rapaci
Allocco – Strix aluco
Aquila reale – Aquila chrysaetos
Astore – Accipiter gentilis
Civetta comune – Athene noctua (Lago di Garda – VR)
Falco di palude – Circus aeruginosus
Falco pecchiaiolo – Pernis apivorus
Falco pellegrino – Falco peregrinus
Gheppio – Falco tinnunculus
Gufo comune – Asio otus (Bibione – VE)
Nibbio bianco – Elanus caeruleus
Nibbio bruno – Milvus migrans
Poiana – Buteo buteo
Sparviere – Accipiter nisus

Trampolieri, rallidi e limicoli
Avocetta – Recurvirostra avosetta (Scozia, UK)
Beccaccia di mare – Haematopus ostralegus (Scozia, UK)
Folaga – Fulica atra
Gallinella d’acqua – Gallinula chloropus
Gru – Grus grus (stormo fotografato da molto lontano)
Pavoncella – Vanellus vanellus
Piro piro boschereccio – Tringa glareola
Piro piro culbianco – Tringa ochropus
Piro piro piccolo – Actitis hypoleucos
Piviere tortolino – Charadrius morinellus
Porciglione – Rallus aquaticus
Voltolino – Porzana porzana

Corvidi
Cornacchia grigia – Corvus cornix
Cornacchia nera – Corvus corone
Corvo imperiale – Corvus corax
Gazza – Pica pica
Ghiandaia – Garrulus glandarius
Gracchio alpino – Phyrrocorax graculus
Nocciolaia – Nucifraga caryocatactes
Taccola – Coloeus monedula

Altri passeriformi
Averla piccola – Lanius collurio
Balestruccio – Delichon urbicum
Balia nera – Ficedula hypoleuca
Ballerina bianca – Motacilla alba
Ballerina gialla – Motacilla cinerea
Beccofrusone – Bombycilla garrulus
Capinera – Sylvia atricapilla
Cardellino – Carduelis carduelis
Cesena – Turdus pilaris
Cincia bigia – Poecile palustris
Cincia bigia alpestre – Poecile montanus
Cincia dal ciuffo – Lophophanes cristatus
Cincia mora – Periparus ater
Cinciallegra – Parus major
Cinciarella – Cyanistes caeruleus
Ciuffolotto – Pyrrhula pyrrhula
Codibugnolo – Aegithalos caudatus
Codirosso comune – Phoenicurus phoenicurus
Codirosso spazzacamino – Phoenicurus ochruros
Culbianco – Oenanthe oenanthe
Fringuello – Fringilla coelebs
Frosone – Coccothraustes coccothraustes
Lucherino – Spinus spinus
Luì grosso – Phylloscopus trochilus
Luì piccolo – Phylloscopus collybita
Merlo – Turdus merula
Merlo acquaiolo – Cinclus cinclus
Migliarino di palude – Emberiza schoeniclus
Passera d’Italia – Passer italiae
Passera europea – Passer domesticus
Passera scopaiola – Prunella modularis
Pettirosso – Erithacus rubecula
Picchio muratore – Sitta europea
Pigliamosche – Muscicapa striata
Rampichino alpestre – Certhia familiaris
Rampichino comune – Certhia brachydactyla
Regolo – Regulus regulus
Rondine – Hirundo rustica
Rondine montana – Ptyonoprogne rupestris
Saltimpalo – Saxicola torquatus
Scricciolo – Troglodytes troglodytes
Spioncello – Anthus spinoletta
Storno – Sturnus vulgaris
Tordo bottaccio – Turdus philomelos
Tordo sassello – Turdus iliacus
Usignolo – Luscinia megarhynchos
Verdone – Chloris chloris
Verzellino – Serinus serinus

Altri
Colombaccio – Columba palumbus
Fagiano comune – Phasianus colchicus (probabilmente introdotto a scopo venatorio)
Gallo cedrone – Tetrao urogallos
Martin pescatore – Alcedo atthis
Picchio nero – Dryocopus martius
Picchio rosso maggiore – Dendrocopos major
Picchio verde – Picus viridis
Piccione selvatico – Columba livia (Gualdo Cattaneo – PG)
Rondone comune – Apus apus
Torcicollo – Jynx torquilla
Tortora dal collare – Streptopelia decaocto
Upupa – Upupa epops

Questo elenco probabilmente è incompleto (sicuramente sto dimenticando qualcosa) e probabilmente ben poca cosa rispetto alle oltre 350 specie contattate da chi ha partecipato al Big year nostrano, ma con 123 specie totali (di cui molte documentate) mi ritengo già abbastanza soddisfatto.

Ora la vera speranza è quella di riuscire, prima o poi, a ritrarle nel migliore dei modi attraverso l’obiettivo della mia fotocamera.

Autunno in Val Senales

Fa un po’ strano parlare di autunno a inizio febbraio, ma chi mi segue saprà che i miei tempi non sono più quelli di una volta quando, dopo un’uscita fotografica, il giorno stesso pubblicavo nel mio blog il resoconto della giornata. Ad ogni buon conto nei giorni scorsi, dopo averle lasciate sedimentare per un paio di mesi nell’hard disk del mio Macbook, ho ripreso in mano le fotografie scattate in compagnia di Anita a metà ottobre in Val Senales poco sopra il lago di Vernago.

La giornata è iniziata in modo strano… le previsioni meteo non erano ottimali, cosa peraltro non nuova dato che il 2014 è stato uno degli anni più piovosi che io abbia vissuto in vita mia. Tutt’intorno a Merano le nuvole avvolgevano le montagne e lungo la strada della val Venosta la situazione non era migliore. Anita però era ottimista ed arrivati a destinazione ho dovuto darle ragione; mi aspettavo nebbia e pioggia mentre, al contrario, il tempo era decisamente migliore rispetto a Merano dove, a quanto mi è stato detto, si sono verificati diversi acquazzoni.
Dopo una ventina di minuti sotto una pioggerella quasi impercettibile, qualche accenno di azzurro si è fatto spazio tra le nuvole, regalandoci alla fine una mattinata piacevole e asciutta.

Scorcio autunnale

Nel mio zaino trovavano posto il 300mm, il grandangolo e il “tuttofare” 24-105. L’obiettivo principale era quello di fotografare la fauna locale: ci aspettavamo di trovare camosci, caprioli, marmotte (nonostante la stagione stesse ormai per giungere al termine), picchi ed in generale qualsiasi altro abitante dei boschi che l’ambiente avrebbe potuto offrirci.
Il posto, immerso nel Parco Naturale del Tessa, è particolarmente adatto agli incontri con gli animali, ma non abbiamo avuto troppa fortuna. Comunque lungo il cammino, su uno stretto sentiero che contempla dall’alto il Lago di Vernago, il silenzio del bosco era continuamente interrotto dal canto degli uccelli, alcuni conosciuti (picchi, cince, fringuelli, nocciolaie, …) ed altri a me completamente ignoti. Poi un incontro a distanza con un capriolo ed uno scoiattolo e le sue evoluzioni a pochi metri da noi.

Capriolo autunnaleScoiattolo pronto al salto...

Non ero mai stato in questa zona prima d’ora e ne sono rimasto piacevolmente colpito; il posto è affascinante e ci tornerei volentieri anche con la famiglia, anche se forse il tragitto (poco più di un km quello che abbiamo percorso) non è molto adatto per i bambini in quanto il sentiero è abbastanza stretto e taglia il pendio costeggiando a tratti un ripido versante (non molto pericoloso, ma c’è il rischio di ruzzolare per un bel po’).

Dopo circa 4 ore la nostra uscita è giunta al termine, ma prima di rientrare a Merano ci siamo fermati al maso Finailhof dove, oltre a gustare un ottimo piatto freddo tirolese, per assurdo ho scattato la maggior parte delle foto della giornata. Immerso in un paesaggio incantevole, reso ancora più affascinante dai colori autunnali, il Finailhof ospita numerosi animali quali mucche, capre, galline moroseta, faraone, maiali e gatti… un vero paradiso per i bambini e per chi vuole godersi un po’ della vita rurale.
E mentre fotografavo i gatti che si aggiravano intorno a noi in cerca di coccole (e magari di qualche bocconcino), la piccola Annika mi guardava incuriosita sbirciando dall’uscio della porta.

BiancheriaLa piccola Annika
MicioFaraona
Gallina morosetaMaiale

La giornata si è infine conclusa con una visita alle rive del Passirio dove, sotto la pioggia, abbiamo passato circa un’ora e mezza per seguire le evoluzioni del merlo acquaiolo e di alcune ballerine gialle.

Mimetismo

Non tutti gli animali reagiscono allo stesso modo alla presenza umana. In alcuni casi questo dipende dalla specie, come ad esempio il piviere tortolino (Charadrius morinellus), difficile da trovare ma spesso molto confidente, al punto che i luoghi in cui viene rilevato sono segnalati in modo generico dai birdwatcher per evitare di recare troppo disturbo agli esemplari in migrazione. In altri casi la distanza di fuga varia da luogo a luogo; basti pensare ad esempio ai “folletti” della Val Rosegg in Engadina (cince, scoiattoli, nocciolaie, picchi muratori), conosciuti da quasi tutti i fotografi per la loro confidenza, così come alle marmotte del Passo Gardena che si avvicinano ai turisti fino ad arrivare a mangiare loro dalle mani.

Ma in genere gli animali selvatici non sono così facili da avvicinare e quindi nella fotografia naturalistica, in particolar modo in quella di animali, il mimetismo è una componente spesso fondamentale.
In circa 15 anni di fotografia, anche se solo negli ultimi mi ci sono dedicato in maniera “seria” (anche se sempre a livello amatoriale), ho sperimentato diverse tipologie di mimetismo. Inizialmente ho provato a sfruttare le postazioni fisse nei biotopi con scarsissimo successo, anche perché in Alto Adige sono spesso posizionate in luoghi molto frequentati da persone che vanno a farsi una passeggiata con il cane o a correre, quindi se da un lato possono essere utili a chi fa puro birdwatching, per la fotografia sono spesso inutilizzabili a causa della lontananza dei soggetti.

Girando per i biotopi a volte si trovano postazioni realizzate da altri appassionati con materiali trovati sul posto e/o teli mimetici. In qualche occasione mi ci sono infilato, lasciando naturalmente tutto al suo posto una volta finita la sessione fotografica. Non so se sia considerato lecito o meno, ma credo che se si ha buon senso non dovrebbe essere un problema.

Capanno a Caldaro

Uno dei primi capanni che ho usato nei pressi del lido del lago di Caldaro

Capanno

Paolo in un capanno trovato diversi anni fa al biotopo del Valsura

Poi per qualche anno queste postazioni fisse le ho realizzate io stesso insieme ad altri amici, usando teli di colore verde, reti fogliate, stuoie in canna di bambù e, naturalmente, materiale trovato sul posto come foglie, rami, ecc.

Capanno

Capanno realizzato con stuoie di canne di bambù, particolarmente adatto al’ambiente del canneto

Capanno

Rete fogliata e teli verdi sostenuti dai rami celano attrezzatura e fotografi alla vista degli aironi

Allo stesso tempo avevo comprato anche un capanno portatile Ameristep con sedia incorporata, anche se in molte occasioni è risultato un po’ scomodo per via dell’ingrombro e della necessità di una superficie piana; inoltre la sua dimensione era tale da renderlo abbastanza visibile e per l’avifauna è un elemento spesso troppo distinguibile dal resto del paesaggio (anche perché non mi era possibile lasciarlo in loco in modo da abituare gli animali alla sua presenza).

L’ultimo acquisto fatto, tuttavia, si è rivelato essere la migliore soluzione e che ad ogni uscita mi ha dato delle soddisfazioni. Si tratta di una semplice copertura mimetica in tessuto, dall’ingrombro molto ridotto una volta ripiegata e pratica da trasportare; la sua maggiore peculiarità, tuttavia, sta nell’addattarsi perfettamente alla persona che vi si nasconde senza lasciar intravedere la forma umana né tantomeno forme estranee all’ambiente circostante.

Foto by Anita Stizzoli

Foto by Anita Stizzoli

La capacità di mimetismo è davvero eccellente, come si può vedere nella foto qui a fianco nonostante la texture autunnale non proprio adatta alla vegetazione verdeggiante.
A prima vista si presenta come un semplice “lenzuolo” di colorazione mimetica, ma è realizzato appositamente a scopo fotografico: sulla parte frontale c’è un’apertura per l’obiettivo (di dimensioni generose per soddisfare le esigenze di tutti) e poco più indietro un’apertura verso l’alto destinata al flash. Poco sopra, all’altezza degli occhi, è cucita una retina dello stesso colore del telo che permette al fotografo di avere una visione di circa 180° davanti a sè. Sulla sommità, infine, si trova una cucitura di rinforzo a forma circolare studiata appositamente per la testa che permette di indossare il telo senza che si sposti.
Ovviamente questa soluzione non è priva di difetti… il più marginale è che non può essere utilizzato in caso di pioggia (a meno di essere ben equipaggiati sotto), anche se ne esiste una versione impermeabile. L’aspetto un po’ più critico riguarda invece la particolare attenzione che bisogna prestare ai movimenti sotto di esso; ogni movimento rischia infatti di renderci visibili, anche se nelle occasioni in cui l’ho utilizzato si è comunque rivelato più efficace delle altre soluzioni finora adottate.

Un’immagine su tutte, catturata grazie alla copertura mimetica, è quella dell’imbeccata delle upupe. Io e Anita avevamo un’intera famiglia di questi meravigliosi uccelli a 4-5 metri di distanza; abbiamo avuto la fortuna di trovare un campo dove si alimentavano e, nascosti tra gli arbusti o alla base dei noccioli con indosso il telo, siamo riusciti a seguire per lungo tempo gli animali da vicino senza recare loro alcun fastidio.

Upupa (Upupa epops)

Questa ed alcune delle foto scattate quest’anno con l’ausilio del telo mimetico (altre le devo ancora postprodurre) le trovate nella gallery “Avifauna”.
Per chi invece fosse interessato al telo in questione consiglio di dare un’occhiata al sito LensCoat nella sezione “accessori” cercando il Kwik Camo o al sito tedesco Augenblicke-eingefangen dove, nella sezione Tarnung/Camouflage, se ne trovano varie versioni.

Bruchetti che passione!

Finalmente dopo mesi di calma piatta mi sono preso il tempo per sistemare un po’ di foto scattate quest’anno e di caricarle all’interno delle gallerie. Arrivati oramai a dicembre posso fare un bilancio di quest’anno che, rispetto agli ultimi, è stato sicuramente positivo.

Complice un meteo inclemente che ci ha accompagnato per tutta l’estate, le uscite fotografiche non sono state molte quest’anno e generalmente erano localizzate nei dintorni di Merano; questo però mi ha dato la possibilità di dedicarmi di nuovo alla fotografia macro che qualche piccola soddisfazione me l’ha sicuramente regalata.
Senza dubbio quella più grande è legata allo sfarfallamento delle libellule, evento sul quale ho scritto un articolo un po’ più approfondito che trovate nella sezione “Articoli” del sito. Ma sono anche altri i soggetti che ho avuto occasione di fotografare, tra cui alcuni bruchi diversi rispetto a quelli di vanessa dell’ortica visti oramai in mille occasioni.

Larva di vespa Bruco
Bruco Bruco del geranio

Nelle foto qui sopra (che ritroverete anche nelle gallerie) si possono vedere i bruchi di due diverse farfalle, di una falena e la larva di una vespa. Finora le poche immagini di bruchi che avevo erano pubblicate nella galleria “Farfalle e falene”, ma dato che quelli che chiamiamo abitualmente “bruchi” non sono sempre larve di lepidotteri bensì anche di altri generi di insetti (come la larva di vespa della prima foto), ho pensato di creare una nuova gallery dedicata in modo più specifico a bruchi e larve.

Come distinguere il bruco di una farfalla da una larva di un altro insetto? In molti casi a prima vista non è così semplice ed anch’io l’ho scoperto da poco. La differenza sostanziale è il numero di zampe (o meglio di pseudopodi) che caratterizzano la larva. I bruchi possiedono infatti 3 paia di zampe nei primi segmenti toracici, che sono articolate e che diventeranno le zampe vere e proprie dell’insetto allo stadio adulto; sui segmenti addominali, al contrario, troviamo le “false zampe” che sono esclusiva dello stadio larvale.
Il numero di queste false zampe è variabile: nelle larve dei lepidotteri sono generalmente 5 paia, mentre in quelle di altri insetti (come appunto vespe, ma anche coleotteri e ditteri) sono in numero maggiore e si estendono lungo tutto il corpo.

Cambio di rotta

Sulla scia dei successi di molti fotografi italiani, tra cui il mio ex concittadino Giorgio Fochesato che ne ha fatto un vero e proprio lavoro, qualche anno fa ho intrapreso la via del microstock per mettere in vendita alcuni dei miei scatti. Sono conscio del fatto che non tutte le immagini che propongo siano di livello professionale, ma questo tipo di mercato è aperto anche ai fotoamatori come il sottoscritto e per questo mi ero iscritto ad iStockphoto nella speranza di riuscire a finanziarmi almeno in parte l’attrezzatura fotografica.

In questi anni ho avuto qualche piccola soddisfazione… non tanto dal punto di vista economico, ma alcuni dei miei scatti hanno ottenuto una certa visibilità e vedere le proprie immagini pubblicate sulla copertina di un libro o di una rivista fa piacere. Ciò nonostante sono diverse le perplessità che ho maturato e per questo motivo ho deciso di seguire un cambio di rotta. Ecco qualche considerazione…

  1. Il tipo di fotografia di cui mi occupo è poco indicato per il mercato del microstock, che cerca invece prevalentemente immagini di tipo pubblicitario destinate alla realizzazione di brochure, cataloghi, pubblicazioni editoriali, ecc. ed a meno di essere davvero bravi, saranno pochi i download di fotografie  che non fanno parte di questo genere. Tant’è che la mia immagine più scaricata ha per soggetto una fila di Fiat 500 ed a seguire ci sono alcuni scatti realizzati in Scozia, in una distilleria di whisky, che si adattano a cataloghi di viaggio o di gastronomia od a siti web che parlano di questi argomenti.
  2. Se anche fossi un mostro di bravura in campo naturalistico (e su iStockphoto ce ne sono!) ed avessi fotografie di soggetti particolari, la vendita di queste immagini sarebbe più che altro una svendita a causa delle royalties abbastanza ridicole; cosa che peraltro potrebbe mettere in crisi un mercato già di per sé penalizzato, soprattutto in Italia, dato che raramente un fotografo naturalista professionista riesce a vivere solo di questo.
  3. Anche il modo di elaborare i miei scatti non è particolarmente ricercato nell’ambito del microstock; le immagini che propongo sono elaborate in modo più tradizionale e naturale, mentre la presentazione di un’immagine all’interno di questi archivi è molto importante perché la stessa abbia successo. In questo sicuramente sono avvantaggiate le persone che provengono dal mondo della grafica e dell’editing prima che da quello della fotografia.
  4. Una delle cose che mi dà più fastidio è il non sapere la destinazione e l’uso che verrà fatto delle immagini; infatti, tranne rari casi, non è dato sapere come le fotografie verranno utilizzate. Ho fatto spesso ricerche sul web, ma sono pochi gli scatti di cui conosco l’utilizzo che se ne è fatto. Di conseguenza non so se un’immagine con un capriolo come soggetto è stata utilizzata per una pubblicità di un parco naturale o per una rivista sulla caccia; quest’ultimo caso mi darebbe non poco fastidio!

Riguardo il punto 4 ho avuto la fortuna di trovare alcuni miei scatti pubblicati sulla RSPB Nature Guide pubblicata dalla Royal Society for the Protection of Birds (l’equivalente inglese della nostra LIPU) e se l’utilizzo fosse sempre questo ne sarei felicissimo, ma con il microstock purtroppo la destinazione delle fotografie non è scontato.
Ecco quindi che il primo passo per un cambio di rotta è stato quello di rimuovere tutte le fotografie di animali (insetti esclusi, almeno per ora) dal mio portfolio, in modo da evitare che le mie immagini vengano utilizzate per scopi che vanno contro la mia etica.

Quindi sarà ancora possibile trovare gli scatti di questo sito? Sì, ma a determinate condizioni…
Innanzitutto alcune delle immagini qui proposte (ma non solo) si potranno trovare sui calendari di Edizioni Allaluna, con cui da un paio di anni ho instaurato una piccola collaborazione. L’esperienza con Displate, di cui ho invece parlato nel post precedente, non credo che porterà a nulla; l’idea non è male, ma anche in questo caso penso che i soggetti dei miei scatti siano adatti per il prodotto offerto (stampe su lastre in metallo) oltre ad essere davvero incomprensibile la modalità con cui vengono approvate le immagini.
Ecco quindi la seconda parte del cambio di rotta: 500px. Inizialmente mi sono iscritto su questo sito solo per mostrare i miei scatti e condividerli in una delle più famose community fotografiche del mondo; recentemente però avevo anche pensato di sfruttare lo store del sito per vendere alcune stampe fotografiche. Purtroppo a breve non sarà più possibile ordinare stampe tramite il sito, ma sarà invece possibile acquistarle, ancora una volta con licenza royalty free, dal nuovo sito 500 Prime.

500px_prime

Perché 500 Prime sì e iStockphoto no?
Beh… se quelle che sono le attuali condizioni rimarranno valide, ci sono diversi buoni motivi. Il primo è che, a seconda del tipo di licenza e del tipo di adesione, la vendita non è scontata ma legata comunque alla richiesta da parte del compratore che deve essere approvata dal fotografo. Un secondo motivo è che in questo caso non si tratta di una svendita, in quanto il fotografo riceve ben il 70% dell’importo pagato dall’acquirente (qualcuno dice il 30%… ma se anche fosse, dato che il prezzo minimo è di 250$, sarebbero comunque 75$ a foto); una bella differenza con iStockphoto!
Altro motivo è che 500px, nonostante le molte polemiche sul meccanismo dei liked/faved, a mio parere ha una qualità decisamente elevata e le immagini proposte non sono orientate solo al mercato pubblicitario; si tratta quindi di un insieme di immagini più vario e più simile alla mia idea di fotografia.

E’ quindi qui che concentrerò i miei sforzi nel prossimo periodo, anche se vista la qualità degli scatti la “concorrenza” sarà molta. Ad ogni modo, man mano che le fotografie saranno disponibili per il download su 500 Prime, inserirò il link alla pagina per il download sotto alle foto delle gallerie di questo sito con la seguente dicitura:

Acquista su 500Prime

Dunque se le mie foto suscitano in voi qualche emozione, se volete farle stampare o usarle per il vostro desktop, seguitemi su 500px (il link si trova anche in alto a destra vicino all’icona di Facebook).

Le mie foto su Displates

displateCon l’espandersi e l’evolversi della fotografia digitale, in tutto il mondo si sono diffusi i siti di microstock che, a prezzi contenuti, cedono i diritti di utilizzo delle immagini fornite da fotografi professionisti ed amatori. Chi, nel mondo della fotografia, non ha mai sentito parlare di agenzie come iStockphoto, Shutterstock, Fotolia o altri simili?
C’è chi del microstock ne ha fatto il proprio lavoro, ma nel mio caso penso che non sia la scelta migliore: la maggior parte dei clienti di questi archivi cerca immagini per realizzare brochure o comunque prodotti pubblicitari ed è quindi difficile che immagini naturalistiche riscuotano grande successo.
Peraltro un grosso limite del microstock sta nel fatto che raramente si riesce a sapere il reale utilizzo delle proprie immagini. Ad esempio una mia immagine di un capriolo potrebbe benissimo venire usata per un calendario o una rivista destinati all’ambiente venatorio, nonostante non sia questo lo scopo per cui le ho scattate! :embarace:

La scorsa settimana, dopo aver caricato alcune immagini su 500px.com, sono stato contattato da una community manager del sito Displate che mi ha proposto una collaborazione. Di cosa si tratta?
Fondamentalmente è una società che realizza stampe artistiche su lastre in metallo, le quali possono essere applicate alle pareti grazie ad un magnete (nella pagina che ho linkato si può vedere una descrizione più dettagliata ed un video di come vengono realizzate). Ritengo che gli scatti del mio archivio siano più adatti ad un mercato di questo tipo e l’utilizzo finale che ne viene fatto è sicuramente più gratificante.
Il costo per chi acquista una displate è tutto sommato contenuto, la provvigione per i fotografi dignitosa e anche le spese di spedizione abbordabili (solo 7€ per l’Italia che diventano gratuite se si ordinano 3 displate).

Essendo iscritto da appena 10 giorni, al momento ho caricato solo pochi scatti (per gli account free c’è un limite di 7 immagini a settimana); pian piano vorrei però integrare le gallery solo ed esclusivamente con immagini a tema naturalistico, di modo da creare displate specializzati facilmente individuabili.
Vedremo se con il tempo si rivelerà un modo per ammortizzare le spese del corredo… comunque per il momento per chi volesse consultare le mie gallery l’indirizzo è: displate.com/gperbellini

Calendari Allaluna

Dallo scorso anno, grazie ad Igor (mio collega ai tempi del tribunale), ho intrapreso una collaborazione con Allaluna Editrice, società che pubblica calendari ed altri prodotti fotografici con particolare attenzione all’ambiente (oltre il 90% della carta utilizzata è certificata FSC).

Nel mio caso per il 2014 sono stati stampati 4 diversi calendari dedicati alle seguenti tematiche:

  • Wild orchids (orchidee selvatiche)
  • Farm (animali della fattoria)
  • Spiders & Co. (ragni ed altri predatori in miniatura)
  • Butterflies (farfalle e falene)
calendari Allaluna

Alcuni campioni dei miei calendari nei 3 diversi formati

Sicuramente non mi hanno fatto diventare ricco, ma resta pur sempre una bella soddisfazione vedere le proprie immagini utilizzate per qualcosa che sarà apprezzato (o che per lo meno sperò lo sarà).

Al momento per il 2015, anche per via della mia pausa fotografica, sono previsti 2 soli titoli che verranno distribuiti in diversi paesi in tutto il mondo.
Per maggiori informazioni: www.allaluna.com

Falena sul terrazzo di casa

Qualche volta per fare fotografia naturalistica non serve andare tanto lontano: basta un parco cittadino, un prato vicino casa… perfino il giardino condominiale per trovare vita animale, per quanto piccola essa possa essere. Ma a volte capita anche di avere la fortuna di avere ospiti inaspettati anche sul terrazzo di casa.
Nel mio caso, ad esempio, quasi ogni giorno vengono a trovarmi sul terrazzo cinciallegre, cinciarelle, passeri, merli e recentemente anche verdoni che sostano sul mio ulivo sul quale gli faccio a volte trovare semi ed altre delizie adatte a loro. Ma non sono i soli…

Il giorno di Pasqua, mentre dava una pulita ai balconi, mia moglie ha visto sulla rete ombreggiante che abbiamo messo sul parapetto una falena grande almeno 4-5 centimetri. Un po’ schifata ( :asd: ) mi ha chiamato per farmela vedere e quella per me è stata una bella sorpresa; certo l’ambientazione non era delle migliori, ma ogni tanto le cose che raccogliamo in giro tornano utili. L’autunno scorso, infatti, avevo preso un pezzo di corteccia da un castagno tagliato e l’ho portata a casa per farci qualche lavoretto con mio figlio Riccardo. Non avendola ancora utilizzata a tale scopo, mi è tornata utile in altro modo: l’ho avvicinata alla falena e ho toccato delicatamente quest’ultima affinché si muovesse spostandosi sulla corteccia.
La falena sembra aver gradito quel posatoio, spostandosi di buon grado e posizionandosi proprio nel centro del legno.

Non volevo disturbarla troppo, quindi l’ho messa all’ombra (anche se per fotografare la luce non era delle migliori) ed ho inziato ad allestire il set. Che in realtà non era poi così complesso: l’unica fonte di luce non naturale era un pannello riflettente bianco, mentre per il resto l’attrezzatura era costituita dal treppiede, scatto remoto e due obiettivi (il Canon 180mm macro e il Canon 300mm f/2.8).
Ecco uno degli scatti realizzati…

Sphinx pinastri

 

Si tratta di un esemplare di Sphinx pinastri, grossa falena così chiamata poiché il bruco si nutre delle foglie delle conifere. A detta degli esperti del forum di Natura Mediterraneo si trattava con buona probabilità di un soggetto appena sfarfallato.
Se proprio vogliamo essere fiscali, la corteccia in questione non è esattamente quella della pianta ospite, ma è vero anche che nemmeno la ringhiera del terrazzo sarebbe stata proprio il suo ambiente naturale 🙄

Tra i molti scatti ho scelto questo realizzato con il 300mm. La difficoltà nel fare macro con un soggetto così grosso (quasi 2cm tra la punta delle zampe e la schiena) sta nell’avere tutto a fuoco. Con il 180 macro ho ottenuto dei buoni scatti, ma la profondità di campo è ridotta anche a diaframmi molto chiusi; per questo ho scelto di montare il 300mm con il quale ho ottenuto una buona profondità di campo senza sacrificare la qualità dell’immagine.

Il buongiorno si vede dal mattino

Se il buongiorno si vede dal mattino, quella di sabato non poteva essere un’uscita a vuoto. E’ stata la prima vera uscita fotografica della stagione, orientata in primis alla fotografia macro; il massimo sarebbe stato riuscire a trovare i macaoni, grandi e splendide farfalle che spesso mi è capitato di vedere lungo i sentieri del Sonnenberg a Naturno, ma visto il lungo digiuno creativo penso che qualunque soggetto sarebbe stato per me meglio di nulla.

Ero d’accordo con Anita per trovarci all’alba e fare un giro a margine del parco naturale del Tessa; arrivato sul posto con un po’ in anticipo mi sono da subito incamminato lungo il Waalweg che attraversa il Monte Sole per una prima esplorazione. Ed ecco subito presentarsi la prima grande ed emozionante sorpresa della giornata: nel bosco di querce, oltre la recinzione che delimita il parco, un rapido movimento tra il fogliame ha attirato la mia attenzione.
Il primo pensiero è ovviamente andato ai caprioli, sicuramente i mammiferi più facili da avvistare nei nostri boschi; ma quando ho focalizzato lo sguardo tra gli alberi si è rivelata, a pochissimi metri da me, una coppia di grosse lepri che, anche se solo per pochi istanti, si è lasciata ammirare intenta nei propri giochi amorosi per poi dileguarsi così com’era comparsa.
Non ho avuto tempo di scattare, pur avendo la fotocamera con il 180mm montato, ma quel fulmineo incontro è stato emozionante senza peraltro scatenare in me quella sorta di “istinto predatorio” che lo scorso anno mi ha spinto a prendere una pausa di rilfessione (vedi post precedenti).

Come detto la ricerca era prevalentemente rivolta ai macaoni ma, nonostante la vista di un solo esemplare in volo quando oramai stavamo per rientrare, la mattinata non è andata affatto male…

Cavallettamaschio di Hyphoraia testudinaria
Orchidea spontanea (Cephalantera sp.)Coccinella su margherita

Grazie ad Anita, che per prima le ha trovate (definendoli “fiorellini bianchi con le foglie lunghe” ed assistendo subito dopo ad un mio scatto fulmineo), oltre a diversi insettini ho avuto modo di fotografare delle belle e freschissime orchidee del genere Cephalantera (devo ancora capire se si tratta di C. longifolia o di C. damasonium). Dopo tanto tempo con la fotocamera quasi appesa al chiodo, direi che come inizio non c’è male!
Ma le vere protagoniste alla fine sono state due falene, un maschio ed una femmina di Hyphoraia testudinaria (foto 2) che ci hanno occupato buona parte della mattinata ottenendo scatti che hanno da subito riscosso un certo successo sui social network come Facebook e 500px.

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